QUARANTENA E ATTACCHI DI PANICO: ESISTE UNA CORRELAZIONE?


di Margherita Castagna


Gli ATTACCHI DI PANICO solo uno tra i tanti sintomi dello spettro ansioso, forse il più conosciuto, perché abbastanza ecclatante, diffuso, e spesso anche sovradiagnosticato. 

È facile infatti che una diagnosi di questo tipo venga effettuata da un medico di base e non da uno specialista, per dei sintomi che non arrivano ad un episodio di panico conclamato. Si tratta di una sintomatologia che rimanda ad un picco di ansia, in cui in pochi secondi si arriva ad una forte intensità percepita. I SINTOMI più comuni sono la paura di impazzire o morire, tachicardia, dolore al petto, sensazione di soffocamento, derealizzazione (sensazione di essere dissociato dall’ambiente circostante) e depersonalizzazione (sensazione di osservare il proprio corpo e processi mentali dall’esterno). 

Come i diversi sintomi dello spettro ansioso, gli attacchi di panico rappresentano spesso il SEGNO di qualcosa che non è stato elaborato, di un qualcosa che al momento non può essere rappresentato o accettato. A differenza dell’ansia intesa come preoccupazione diffusa rispetto a diverse aree, spesso senza un oggetto preciso, si tratta di un sintomo in cui il livello di dissociazione è più elevato, in quanto viene percepito come un qualcosa di esterno e di fisico, poco in contatto con il mondo interno da cui invece deriva. Sono sintomi frequenti anche rispetto a situazioni traumatiche, in cui appunto risulta bloccata la capacità di elaborazione e assimilazione di un dato evento che rompe un equilibrio, minando questa capacità. 

Pertanto, in una situazione di isolamento con un forte elemento anche concreto di pericolo, invisibile e perturbante, che sfugge ad ogni tipo di controllo, è facile che possano riattivarsi sintomi simili.
A maggior ragione se da prima erano presenti delle angosce, di qualsiasi natura, o delle fragilità, è probabile che un evento del genere possa portare a uno spostamento di queste sulla situazione concreta, che verrà vissuta con una carica emotiva molto più intensa, sommata alle nostre precedenti preoccupazioni.

Generalmente chi esercita o tenta di esercitare un rigido CONTROLLO su alcune parti di sé, non riuscendo a integrare armonicamente la parte più emotiva, sarà più esposto a questo tipo di sintomatologia. È come mettere un coperchio su una pentola che bolle. L’attacco di panico è quando l’acqua/schiuma fuoriesce dai bordi, intollerante ad un rigido coperchio, che non la ascolta e non dialoga

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