COSA SUCCEDE QUANDO FINISCE UNA RELAZIONE?


 di Margherita Castagna

Non è semplice elaborare la fine di una storia che ci ha fatto star bene, e a volte ancora peggio quando ci ha fatto star male. Le relazioni disfunzionali spesso creano una dipendenza, e per questo si protraggono nel tempo ed è così difficile lasciarsi. Quando l’oggetto della dipendenza non è più disponibile ci si sente persi, si torna ad avvertire un bisogno lancinante.
 

Ci si può sentire vuoti e persi, non sapendo dove proiettare questo bisogno di amore: i bisogni profondi che si investivano sul partner, ora son rimasti senza oggetto. Se non si ha una buona integrità e stabilità, un sufficiente amore per sé stessi, risulterà più difficile elaborare la perdita ed affrontare il cambiamento, in quanto le nostre risorse potrebbero essere più difficilmente accessibili, annebbiate dalla sofferenza e dal bisogno. 

Anche quando si ha una maggiore stabilità e capacità di investire su stessi però, e anche rispetto alle relazioni più mature, una separazione è sempre un LUTTO DA ELABORARE.
 

Viene vissuta come una perdita, come la fine di tutti quei momenti che non torneranno più. Un cambiamento drastico difficile da affrontare. Un cambiamento anche a livello di abitudini, sia concrete, sia nel modo di pensare: ad esempio se inizialmente si era soliti pensare “per due” nella quotidianità, come “cosa penserà/vorrà lui/lei?”, ora questo non sarà più possibile.
 

Per un periodo più o meno lungo di tempo sarà fisiologico pensare continuamente all’altra persona come si era abituati, con sentimenti più o meno tristi e nostalgia. Anche se spesso si ha una prima fase di distacco o di negazione.
 

Come ogni lutto, anche dopo la fine di una relazione abbiamo delle precise FASI:
- L’INCREDULITà
- LA PROTESTA
- LA DISPERAZIONE
- L’ACCETTAZIONE
 

Vediamole insieme:
 

L’incredulità spesso si presenta come una prima fase in cui sembra impossibile realizzare l’accaduto. L’incredulità e la sorpresa che la caratterizza può essere vissuta in particolare in quelle rotture in cui non vi sono stati segni che le preannunciassero. Si era talmente abituati alla presenza del partner che sembra impossibile sia avvenuta la rottura.
 

La protesta soggiunge in un secondo momento, o a volte come prima fase. L’emozione
predominante è la rabbia, la protesta contro una perdita che non viene accettata. In questa fase si mettono in atto dei tentativi coscienti o meno di recuperare la relazione, non c’è accettazione dell’accaduto. Ci si attiva con tutte le proprie energie come se si cercasse di riavere l’oggetto perduto. Spesso ci sono tentativi di ripristinare la relazione, o comunque sono presenti comportamenti di protesta.

La disperazione subentra successivamente, come uno stato di resa. Si soffre, si prova il malessere in cui si può realizzare che ogni sforzo è stato vano e in cui ci si può cullare su ricordi malinconici.
 

Questa fase è caratterizzata da un’estrema tristezza e senso di vuoto. Ci si è arresi all’idea che la perdita sia avvenuta, ma non si vuole abbandonare il ricordo. In parallelo alla sofferenza però si fa spazio un bisogno crescente di riorganizzare la propria vita, un principio di elaborazione.
 

Infine l’accettazione: in questa fase è possibile investire nuovamente in diverse attività, ci si
riorganizza. Le energie perdute vengono gradualmente riacquistate e si riattiva la capacità di investimento di tutto quello che avevamo investito sul partner, su altri oggetti.


È così che avviene l’elaborazione del lutto, la guarigione della ferita. Non passare per tutte queste fasi potrebbe significare una mancata elaborazione, e questo potrebbe creare degli altri problemi, talvolta dei sintomi. 
La “guarigione” avviene proprio quando si riesce finalmente a riappropriarsi di quanto di noi stessi avevamo investito sull’altro. Ci riprendiamo le nostre energie, il nostro amore. E questo nuovo investimento su sé stessi, un amore ritrovato per sé, ci permette poi di ritrovare in noi tante risorse e poter ricominciare una nuova relazione quando sarà il momento.

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